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Roma, 12 gennaio 1992 "TERAPIE DI PROPAGANDA" La Galleria Pupi Borzi, in Piazza Trilussa 41, inaugura la mia personale. |
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Pupi Borzi a quel tempo era un giovanissimo e coraggioso gallerista, molto vitale e intuitivo. Aveva ereditato la sua passione per l'arte contemporanea dal padre Ennio Borzi, scomparso prematuramente appena qualche anno prima, grande collezionista anche di miei lavori. |
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Esattamente a distanza di trent'anni su "TERAPIE DI PROPAGANDA" voglio scrivere due righe. | ||
Malta, 12 gennaio 2022 "PROCLAMA CAPOVOLTO" |
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La Galleria Borzi aveva una singolare conformazione sotterranea, fatta di scale e di antri, già dall'ingresso sulla piazza, forma architettonica che mi suggerì subito la struttura di uno "shelter". E così per "TERAPIE DI PROPAGANDA" trasformai realmente la galleria in uno shelter. Oggi per convenzione comune quest'operazione verrebbe definita a tutti gli effetti un pioneristico "site specific". | ||
Per quest'evento unico avevo fatto modificare radicalmente la maggior parte delle sale, cosa incredibile per l'epoca non solo in Italia. Ideai e feci costruire di fatto un irreale rifugio antiaereo, con luci concentrate e fioche, gomma nera e liscia al pavimento, pareti oscurate da sature tonalità di grigio, rumore di fondo prodotto dalle mie anti-macchine, simile al friggere di vecchie televisioni analogiche non sintonizzate, alternato al sibilo soffuso di motori elettrici. Questo sottofondo era amplificato naturalmente dall'acustica degli spazi, dando un'evocativa dimensione catacombale dell'ampio e labirintico volume espositivo, inerpicato verticalmente come un cratere aperto su più livelli, tutti visibili in sezione dal fondo della sala, posta a livello meno uno. | ||
La pittura per me è sempre stata ed è la base di partenza per ogni mia riflessione e realizzazione. Chi mi conosce sa bene che posso dire senza timore, "da sempre". Ma sparigliare le carte è una mia necessità, certamente per effetto della mia irrequietezza e inquietudine, oltre che singolare avversione al carrierismo formalista. |
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L'arte è una metafora essenziale, spesso anche un ossimoro e un paradosso, anche per costituire ed inscenare l'assurdo, dove l'enigma metafisico è una costante fondamentale che va alimentata. E' chiave unica e irripetibile per sorprendersi, per forgiare l'autentica bellezza, anche nel caos patologico, dato a sistema per volontà e necessità. | ||
In quell'occasione romana, la pittura la sentivo nelle viscere e pensavo istintivamente che avrei dovuto dipingere corpi. Ma era una percezione che per quest'evento non mi appagava, ancor prima di toccare una tela. Avrei potuto presentare delle pitture che produco costantemente, ma la mia era una strana forma di dissociazione dal mio percorso quotidiano, perchè per ogni mostra in quell'epoca avevo delle rivelazioni che mi portavano a realizzare progetti ad hoc. | ||
Così la rivelazione netta la ebbi riguardando attentamente alcuni film di David Wark Griffith e fu proprio da una riflessione su "Intolerance" e "The Birth of a Nation" che aprii un'indagine. | ||
In realtà, già dal 1990 stavo realizzando una raccolta di frammenti fotografici, immagini d'archivio in bianco e nero per mio studio. Li usavo come "PREPARATORI", da me così denominati, atti a meglio definire lo spirito di alcuni miei lavori in divenire, per libera evocazione. | ||
Dello stesso anno sono anche le sculture meccanomorfe di questa personale e non solo di questa, tratte da miei progetti-studio in corso dai primi anni ottanta. Nello specifico alcuni del 1990, tavole realizzate ad olio per la costruzione di strutture complesse, che poi realizzai per Roma definitivamente in metallo, nel 1991, per Terapie di Propaganda. | ||
Così, lo spazio di Piazza Trilussa 41, più alcuni fotomontaggi tratti in prevalenza da Griffith, integrati ad un paio di miei progetti per sculture meccanomorfe, tutti in questa triade fecero scattare in me la scintilla per la soluzione. | ||
Istintivamente, se in quel momento avessi voluto dipingere corpi, con quest'alchemica combinazione di tre fattori, capii che per Terapie di Propaganda avrei dovuto dipingere realmente sui corpi, rendendo quest'elaborazione certamente rischiosa per me, essendo alta e insidiosa la pericolosità del campo minato da me scelto. Ma cosciente e fortemente motivato dal fatto che fosse un'indagine mai vista, davvero unica, agii, costituendo come base operativa una scena inedita per l'impossibile, posta intenzionalmente sul filo del rasoio più tagliente. | ||
Così all'inaugurazione, per mia plateale dichiarazione d'intenti, la pittura divenne melanina, mentre il caos sistematico e ordinato la chiave per propagandare la soluzione in forma di bruciante e visionario paradosso. | ||
Discrimine e pregiudizio vivono quasi sempre in superficie. Sono irragionevoli dogmi e aberrazioni, fondamentalmente epidermici, di pelle e vissuti sulla pelle, all'insegna della paura, dell'insicurezza, dell'ignoranza fobica. Oppure dell'invidia, della gelosia e del rancore, o di tutte queste componenti messe insieme, per determinare solo intolleranza e odio. | ||
L'ossimoro, circoscritto nell'essenza stessa di quest'azione romana, sta nell'unificare ed inscatolare in un solo essere la cosa più bella che c'è, il più straordinario fattore esistente in natura, ovvero, le differenze che ci contraddistinguono e ci rendono singolarmente unici. | ||
In questo è fondamentale per noi la diversità umana, visibile e invisibile, focalizzando sulla visibilità di superficie la mia azione, identificandola in forma selettiva nelle diverse pigment-azioni esistenti, intrappolandole tutte in un solo individuo, in un solo essere. Così ho messo in scena l'assurdo, con la manifesta e dichiarata nullificazione di valore, atta nell'annullare le differenze che costituiscono l'essenza stessa dell'umano. Trasformando così radicalmente la pittura in fattore materiale per la sparizione, pittura come melanina unica, unificante, realizzando l'umano come pezzo unico, realmente oltre e al di la dell'umano stesso, per la scomparsa di quel fattore determinante, che ci rende individui irripetibili, concentrando le possibili e universali sfumature e tonalità di colore della pelle in un solo corpo, su una sola pelle, embl-ematica ed impossibile. | ||
Pittura come melanina, in funzione di una ragione unificante, producendo un grottesco e gigantesco disvalore, dove l'unico valore superstite è nel compiersi stesso dell'azione. Quindi valore unico, simbolico e volatile, portatore dell'annichilimento manifesto e assoluto di ogni valore e della conseguente sparizione iconica dell'essenza stessa che costituisce l'essere umano, quelle differenze visibili e invisibili che ci connotano. Valore estetico assoluto ed estremo, in forma di puro enigma, irrisolvibile, ma al tempo stesso formalmente risolto. | ||
Per quest'evento mi trasformai così in artiere, demiurgo e demone funzionalista, distaccato, che di fatto per lucido e adottato pregiudizio nega le infinite variabili umane per artificio, sommandole visibilmente in una. Tutto in forma di funzione liturgica, sull'errato culto dell'unità per la stereotipia dei caratteri che ci distinguono e per l'unificazione delle differenze. Un solo modello idealizzante inesistente, prendendo a prestito il processo mentale che genera l'intolleranza e il razzismo, per esclusioni radicali, ma con l'intento di capovolgerne la dinamica, generando e definendo l'impraticabilità e l'assurdo nel concepire uno stereotipo di bellezza unico, andando oltre qualsiasi discriminazione, per azzeramento radicale delle differenze, per addizione delle stesse. Ne uscì fuori una performance, che dopo gli anni settanta fu cronologicamente la prima autentica performance fra tutte quelle che successivamente videro impegnati alcuni artisti internazionali di quell'ultima generazione dell'epoca. Per quest'azione escogitai impossibili oggetti liturgici, scultoree tecnoforme di alluminio per la modificazione dei corpi, strutture costituite da materiali particolari, già da me in uso dalla metà degli anni ottanta, come mantici di neoprene, camere d'aria per automobile, motori e resistenze elettriche per la costruzione di pneumi necessari alla sopravvivenza in condizioni limite, lettighe e bombole di gas per autodifesa o per uso bellico. Tutte strumentazioni e simulata tecnologia oggettuale, atte platealmente alla deviante e metaforica modificazione di un valore universale straordinario, le infinite variabili umane, vagina madre della migliore vita e inesauribile bellezza, autentica, dirottandola scientemente verso un minimale e riduttivo ordine tecnoestetico funzionalista, in forma di voluta aberrazione e di astrazione figurata, squarciando l'immaginario in forma di presagio, rivelazione scenica di un pensiero, definitivamente messo alle strette dalla propria fallacità, come strangolato lentamente da un enciclema greco. A trent'anni esatti da quel 12 gennaio 1992, posso dire che non mi sbagliavo affatto. | ||
Spesso è proprio ciò che si definisce comunemente o superficialmente un errore a generare sublime e autentica bellezza, misteriosa e maggiormente inedita. Bellezza vera, quasi sempre schierata sul fronte opposto di un ordinario canone estetico comune, vuoto mainstream banale e pilotato da un pensiero uniformato, stereotipato, epidermico e massimamente condiviso, che però è anche retoricamente enucleato, in quanto maggiormente diffuso, che si pone come l'unico possibile, ma che tendenzialmente esclude ed emargina, facendo sistema e settarismo sterile. | ||
Discrimine generato da suprematismo d'appartenenza a qualche recinto, salottino o clan, nelle sembianze d'intollerante pregiudizio, disegna e realizza un radicale ostacolo all'esplorazione della vita e alla scoperta di se verso gli altri, confina la meraviglia e il proprio sorprendersi, catapultandoci in una cella buia, angusta e miserevole, condannando al lento confinamento e soffocamento l'essenza stessa della vita. | ||
Oggi quasi sempre avanza silente e indisturbato, in forma di tecno-dittatura mimetica e digitale, simil-democratica. Viene definita enfaticamente facente parte di una democrazia avanzata, come propagandata quale inevitabile apice "nell'evoluzione al progresso". Ignorando che l'evoluzione esiste solo nelle macchine. Logica da primo mondo su terzi mondi, accuratamente evitando di definire e inquadrare i secondi mondi, ossia i lacchè dell'impero, determinanti per il consenso diffuso. Ormai è anche logica corrente, che genera solo classifiche di qualsiasi tipo. | ||
E' da tempo che lavoro al concetto di propaganda, sin dai primi anni ottanta del secolo scorso, ma con questa mia ormai trentennale personale, volevo che la propaganda divenisse dichiaratamente anche terapia dell'assurdo e manifesto poetico capovolto. Oggi riguardandola, definisco questa riflessione postuma un aperto e caustico "PROCLAMA CAPOVOLTO", più che attuale. | ||
Manlio Caropreso | ||
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Rome, 12 January 1992 The Pupi Borzi Gallery, in Piazza Trilussa 41, inaugurate my solo show "THERAPIES OF PROPAGANDA". |
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Pupi Borzi at that time was a very young and courageous gallery owner, vital and intuitive. He had inherited his passion for contemporary art from his father Ennio Borzi, who passed away prematurely just a few years earlier and was also a great collector, also of my works. |
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Exactly thirty years later I want to write a few lines on "PROPAGANDA THERAPIES". | ||
Malta, 12 January 2022 "PROCLAMATION REVERSED" |
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The Borzi Gallery had a singular underground conformation, made up of stairs and caves, right from the entrance onto the square, an architectural form that immediately suggested to me the structure of a "shelter". And so for "PROPAGANDA THERAPIES" I really transformed the gallery into a refuge. Today, by common convention, this operation would be defined in all respects as a pioneering "site specific". |
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For this unique event I had most of the rooms radically modified, which was incredible for the time, not only in Italy. I designed and had an unreal air raid shelter built, with concentrated and soft lights, a smooth black rubber floor, walls darkened by saturated shades of grey, background noise produced by my anti-machines, similar to the frying of old analogue televisions no-tuned, alternating to the soft hiss of the electric motors. This background was naturally amplified by the acoustics of the open spaces, giving an evocative catacomb dimension to the large and labyrinthine exhibition volume, laid out vertically like an open crater on several levels, all visible in section from the back of the room, located at level minus one. |
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Painting for me has always been and is the starting point of all my reflections and creations. Those who know me know well that I can say "always" without fear. But shuffling the cards is a necessity of mine, certainly due to my restlessness, as well as my singular aversion to formalist careerism. |
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Art is an essential metaphor, often also an oxymoron and a paradox, also to constitute and stage the absurd, where the metaphysical enigma is a fundamental constant that must be cultivated. It is a unique and unrepeatable key to surprise yourself, to forge authentic beauty, even in pathological chaos given by will and necessity in the form of a system. |
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On that Roman occasion, I felt the painting in my gut and instinctively thought I should paint bodies. But it was a perception that didn't satisfy me about this event, even before touching a canvas. I could have presented paintings that I constantly produce, but mine was a strange form of dissociation from my daily path, because for every exhibition of that era I had revelations that led me to create ad hoc projects. |
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So I had the clear revelation by carefully rewatching some of David Wark Griffith's films and it was precisely from a reflection on "Intolerance" and "The Birth of a Nation" that I opened an investigation. |
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In reality, since 1990 I had been creating a collection of photographic fragments, black and white archive images for my studio. I used them as "PREPARATORS", so called by me, aimed at better defining the spirit of some of my works in progress, for free evocation. |
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Also from the same year are the mechanomorphic sculptures featured in this solo exhibition and beyond, drawn from my studies projects since the early 1980s. Specifically those from 1990, projects made in oil for the creation of complex structures, which I then definitively created in metal for Rome, in 1991, for Terapie di Propaganda. |
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Thus, the space of Piazza Trilussa 41, plus some photomontages taken mainly by Griffith, integrated with a couple of my mechanomorphic sculptures projects, everything in this triad triggered the spark of the solution in me. |
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Instinctively, if at that moment I wanted to paint bodies, with this alchemical combination of three factors, I have understood that for the Propaganda Therapies I would actually have to paint on the bodies, making this process certainly risky for me, as the danger of the minefield was high and insidious for the topic I have evoked. But aware and strongly motivated by the fact that it was significantly an investigation never seen before, truly unique, I acted by placing as an operational basis an unprecedented scene of the impossible, deliberately placed on the sharpest razor's edge. |
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So at the inauguration, as per my plastic declaration of intent, painting became melanin, while systematic and ordered chaos was the key to propagating the solution in the form of a burning and visionary paradox. |
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Discrimination and prejudice almost always live on the surface. They are unreasonable dogmas and aberrations fundamentally epidermal, of the skin and experienced on the skin, in the name of fear, insecurity, phobic ignorance. Or of envy, jealousy and resentment, or of all these components put together, to determine only intolerance and hatred. |
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The oxymoron, circumscribed in the very essence of this Roman gesture, lies in unifying and boxing into a single being the most beautiful thing there is, the most extraordinary factor existing in nature, that is, the differences that distinguish us and make us unique. |
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In this, human diversity, visible and invisible, is fundamental for us, focusing my action in the superficial visibility, in the different existing pigment-actions (pigmentations), trapping them all in a single body, in a single being. I thus staged the absurd, with the manifest and declared cancellation of value, aimed at canceling the differences that constitute the very essence of humanity. Thus radically transforming painting into a material factor of disappearance, painting as a unique and unifying melanin, thus creating the human as a unique piece, truly beyond the human due to the disappearance of that extremely determining factor, which makes us unrepeatable individuals, concentrating possible universal nuances of skin color in a single body, on a single emblematic and impossible skin. |
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Painting as melanin, as a function of a unifying reason, producing a grotesque and gigantic disvalue, where the only true surviving value is in the completion of the action itself. A unique value, therefore, extremely symbolic and volatile, bearer of the manifest and absolute annihilation of every value and the consequent disappearance of the very essence that constitutes the human being, or of those visible and invisible differences that characterize us. Absolute and extreme aesthetic value, in the form of a pure enigma, unsolvable, but at the same time solved. |
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For this event I was thus transformed into a demiurge and detached functionalist demon, who in fact, through a lucid and adopted artificer's prejudice, denies the infinite human variables through pure artifice, visibly adding them into one. All in the form of a liturgical function for the sole wrong worship of unity for the stereotypy of the characters that distinguish us and for the unification of differences. A single idealizing model, borrowing the mental process that generates intolerance and racism, therefore for radical exclusions, but with the intention of overturning the dynamics, generating and defining the impracticability and the absurd in conceiving a stereotype of unique beauty and therefore going beyond discrimination. The result was a performance which, after the seventies, was chronologically the first authentic performance among all those which subsequently involved some international artists of that last generation of the time. For this action I devised impossible liturgical objects, sculptural aluminum technoforms for the modification of bodies, structures made of particular materials, already in use by me since the mid-eighties, such as neoprene bellows, car inner tubes, engines and electrical resistors for the construction of tires necessary for survival in extreme conditions, stretchers and gas cylinders for self-defense or for war use. All instruments and simulated object technology, blatantly aimed at the deviant and metaphorical modification of an extraordinary universal value, those infinite human variables, authentic vagina and mother of the best life, inexhaustible beauty, knowingly diverting it towards a minimal and reductive functionalist techno-aesthetic. Order in the form of a deliberate systematic aberration and figurative abstraction, tearing apart the imagination in the form of an omen and scenic revelation of a thought definitively cornered by its own fallacy, as if strangled by a Greek enciclema. Exactly thirty years after that January 12, 1992, I can say that I wasn't wrong at all. |
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It is often precisely what is commonly or superficially defined as an error that generates sublime and authentic beauty, mysterious and most unprecedented. True beauty, almost always aligned on the opposite side of an ordinary common aesthetic canon, a banal mainstream void driven by a uniformed, stereotyped, epidermal and mostly shared thought, which however is also rhetorically and pompously enucleated as it is more widespread. Propagated by a widespread and dominant thought that presents itself as the only possible one, but which tends to exclude and marginalize, creating a system and sectarianism. |
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Today it often advances silently and undisturbed, in the form of a mimetic and digital, democratic-like techno-dictatorship. It is emphatically defined as part of an advanced fake democracy, as touted as an inevitable pinnacle in the evolution of progress. Ignoring that evolution only exists in machines. First world logic on third worlds, carefully avoiding defining and framing the second worlds, i.e. the lackeys of the empire, necessary to define the consensus suitable for the consolidation of power. It's current logic, which only generates rankings of all kinds. |
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I have been working on the concept of propaganda for a long time, since the early eighties of the last century, but with this now thirty-year personal exhibition of mine, I wanted propaganda to openly also become therapy for the absurd and upside-down poetic manifesto. Looking at it today, I define this posthumous reflection as an open and caustic "PROCLAMATION REVERSED" that is more than current. |
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Manlio Caropreso | ||