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COMUNICATO STAMPA   

PRESS RELEASE

Inaugurazione della mostra: venerdì 28 settembre 2001 dalle ore 18.30

In anteprima per l'Italia, MC Magma propone la personale di IKE' UDE'.  L'artista, nato in Nigeria, vive e lavora a New York.

Dalle sue provocatorie serie di “Cover Girl”, autoritratti come protagonista delle copertine di riviste famose come “Vogue”, “i-D”, “The Face”, alle sue scritte sulla sessualità e sull'identità, il lavoro di Ikè Udè esplora un mondo di dualità: africano/postnazionalista, fotografo/artista-performer, artista/spettatore, uomo/donna, convenzionale/marginale e ancora seduzione/narcisismo, arte/moda. Come nigeriano a New York, si collega al mondo della moda e delle celebrità, restituendo agli aspetti politici della performance e della rappresentazione una nuova vitalità. Egli fonde attraverso una modalità artistica molto personale la teatralizzazione di sé al molteplice di altre personalità. Come Andy Warhol,  Ikè Udè gioca con le ambiguità del mercato e del mondo dell'arte, com’è particolarmente visibile nella sua nota rivista d'arte, cultura e moda, aRUDE.

Ikè Udè presenta da MC Magma un'inedita installazione dal titolo:

"Beyond Decorum" (Oltre il Decoro).

                                             

“Iké Udé capovolge il concetto di schiavo della moda”.  Cindy Sherman

     Con “Beyond Decorum” di Iké Udé nessuna mostra quest'anno si adatta maggiormente a Milano, per il suo ruolo di città che ambisce ad essere riconosciuta capitale europea della moda. Potremmo inoltre affermare con sicurezza che nessun artista al momento esamina con maggior competenza e perspicacia di Udé le intricate e sofisticate dinamiche dell'industria culturale che Milano ben rappresenta. Ikè Udè è redattore ed editore della rivista newyorchese aRUDE. 

 

     Artista concettuale ed esteta raffinato, Ikè Udè conosce a fondo due mondi e si sposta di continuo nel resto del globo sia nella vita che nel lavoro. Ikè Udé è il tipico cosmopolita la cui esistenza si eleva tuttavia al di sopra della città e delle sue finzioni e angosce sublimate. Rivelatosi sette anni fa con l'elaborata installazione "Cover Girl" all'Exit Art di New York, Udé manipola le immagini iconiche, i personaggi e i fatti di dominio pubblico, minandoli spesso alla base, allo scopo di mostrarne la doppiezza e rivelare la contorta immaginazione popolare che li crea o li mantiene in vita. Dopo gli inizi come pittore astratto alla fine degli anni '80 e nei primi anni '90, Udé ha spostato la propria attenzione sui temi della rappresentazione e della percezione nella cultura popolare, scegliendo come proprio strumento i media e tutto ciò che costituisce il loro corollario. Da allora Udé utilizza la fotografia, l'immagine digitale, l'installazione e la performance avvalendosene in modo estremamente personale per investigare le opinioni diffuse e le apparenze sociali. Molto del lavoro di Udé è incentrato sugli abiti e sul vestirsi, sul coprirsi quale tecnica di dissimulazione, sull'instabile consistenza della verità del vivere. Le copertine di riviste createsi spontaneamente, le immagini fotografiche e le scene teatrali lasciano fratture sulla facciata del bel garbo.

 

     La studiosa di moda Valerie Steele definisce Iké Udé un “arbitro di stile”, dando una definizione dell'artista quanto mai appropriata giacché esiste una differenza spesso dimenticata tra moda e stile: mentre la moda denota l'intrinseco impoverimento delle tendenze, lo stile si richiama alla raffinatezza del gusto. Udé è una delle poche persone, certamente uno dei pochissimi artisti dopo Salvador Dalí, che oggi comprendono realmente questa sottile distinzione. Così come rende democratiche le illusioni di benessere, la new economy maschera il confine tra l'aristocrazia e la strada, inducendo molti a presumere che la moda, e cioè l'abbigliamento eccessivo ma popolare, possa rappresentare una panacea per il degrado collettivo. Il desiderio di nobilitare il proprio io, di oltrepassare le barriere della demarcazione e della "appartenenza" sociale, di elevarsi, viene a sua volta utilizzato dall'industria culturale a scapito del gusto e di un sentimento reale di raffinatezza sociale, sì che infine altro non resta che manierismo. Nella nuova società del capitale trionfante, l'acquiescenza e la conformità senza colore vengono mascherate con i costosi abiti degli stilisti. Diveniamo addirittura meno di ciò che indossiamo.

 

     E' questo uno dei molteplici messaggi comunicati dall'attuale lavoro di Udé, vale a dire che occorre considerare la moda per quello che è: un sistema di maschere e trasformazioni che risulta comunque inefficace nel dissolvere l’involucro di degrado della nuova società. Un altro messaggio suggerisce invece, quale alternativa alla vita condotta all'ombra di un'esteriorità rubata, definita da Udé “splendida futilità”, di prestare attenzione all'ammonimento di Oscar Wilde, secondo il quale “il primo compito della vita è quello di essere il più artificiale possibile”.                                                   

Testo di Olu Oguibe    

Olu Oguibe è membro anziano del Vera List Center for Art and Politics a New York, autore e curatore di molti libri tra cui “Uzo Egonu: An African Artist in the West e Reading the Contemporary: African Art from Theory to the Marketplace”. Come artista Oguibe ha esposto le sue opere in numerose mostre personali e collettive, sia in gallerie e musei, sia in biennali e triennali in varie parti del mondo. Ha inoltre curato mostre per importanti istituzioni: Tra le più recenti: “Century City” alla Tate Modern di Londra, “Cinco Continentes” (terzo salone internazionale di pittura) per il Museo di Città del Messico, “Fresh Cream” per Phaidon Press e “Authentic – Excentric” alla Biennale di Venezia del 2001.

 

IKE' UDE' sarà presente all'inaugurazione venerdì 28 settembre 2001,

oltre che su appuntamento, sarà disponibile dal 25 al 28 settembre per incontri con la stampa. 

Durata dell'evento, dal 28 settembre al 10 novembre 2001.                                                                                                                      

Orari di galleria dal mercoledì al sabato, dalle ore 15.00 alle 19.00

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Opening: Friday September 28, 2001 from 6:30 PM

 

An Italian premiere, MC Magma presents a solo exhibition of works by

IKE' UDE'. The artist lives and works in New York.

From his provocative Cover Girl series featuring photographic portraits of himself on the covers of popular magazines like Vogue”, “i-D”, “The Face, to his writings on sexuality and identity, the work of Nigerian born Ikè Udè explores a world of dualities: African/postnationalist, photographer/performance artist, artist/spectator, male/female, mainstream/marginal, seduction/narcissism, and fashion/art. As an artist from Nigeria working in New York City, connected to the world of fashion and celebrity, Udè gives the political aspects of performance and representation a new vitality, melding his own theatrical selves and multiple personae with his art. Like Andy Warhol, Ikè Udè plays with the ambiguities of the marketplace and art world, particularly in his notorius art, culture and fashion magazine, aRUDE.

Ikè Udè presents "Beyond Decorum"

the first show installation created for MC Magma - Milano.

 

       “Iké Udé spins the concept of fashion victim on it’s head.”      Cindy Sherman.

           

              There is no show this year that is more suited to Milan as a veritable contender for the distinction of fashion capital of Europe, than Iké Udé's ‘Beyond Decorum’. It could also be said without equivocation that there is no artist creating today who is more lettered and knowledgeable in the intricate and sophisticated dynamics of the culture industry that Milan represents, than Iké Udé, who is editor and publisher of the New York style magazine, aRUDE.

 

              A conceptual artist and fine esthete who possesses two worlds and traverses the rest in both his work and his life, Udé is the quintessential cosmopolitan who nevertheless exists above the city and its pretenses and sublimated agonies. Having come to prominence seven years ago with his elaborate installation, ‘Cover Girl’ at Exit Art in New York, Udé manipulates iconic images, personages and circumstances in the public domain, often mining under them to reveal their duplicitous nature and the twisted popular imagination that manufactures or sustains them. After an initial period as an abstract painter in the late 1980s and early 1990s, Udé shifted his attention to issues of representation and perception in popular culture, employing the media and its accoutrements as his tools. Since then Udé has used photography, digital imaging, installation and performance of a most personal kind, to interrogate received notions and social appearances. Udé’s work is about dresses and dressing, about covers as technologies of concealment, about the unstable consistency of truth in living. His self-made magazine covers, photo-images and staged scenes leave fractures in the façade of civility.

 

              Fashion scholar Valerie Steele describes Iké Udé as an “arbiter of style”, and that is an apt description indeed, for there is an oft forgotten difference between fashion and style, the first denoting the intrinsic impoverishment of trends and the later invoking sophistication in taste. Udé is one of those very few individuals today—certainly one of very few artists since Salvador Dalì—who truly understands this subtle distinction. As the new economy democratizes illusions of wealth, so does it mask the line between aristocracy and the street, also, leading many to assume that fashion—that is to say, exorbitant but popular apparel—is a panacea for collective debasement. The desire to ennoble the self, to scale the walls of social delineation and “belong”, to ascend, is in turn exploited by the culture industry at the expense of taste and a true sense of social grace, so that in the end all that remains is camp. In the new society of triumphant capital, acquiescence and uninspired conformity are masked with expensive designer wear. We become even less than what we wear.

 

              This is one of the multiple messages in Udè's current work with fashion, namely that it must be seen for what it is, a system of masks and makeovers that nevertheless fails to dissolve the crust of debasement in the new society. The other of course is that rather than continue to live under the shadow of purloined persona or what Udé refers to as  “magnificent futility”, our surest bet perhaps is to heed Oscar Wilde’s admonition that “the first duty of life is to be as artificial as possible.

Text by Olu Oguibe

         

Olu Oguibe is senior fellow of the Vera List Center for Art and Politics in New York, author and editor of several books including “Uzo Egonu: An African Artist in the West”, and “Reading the Contemporary: African Art from Theory to the Marketplace”. As an artist Oguibe’s works have been shown in numerous solo and group exhibitions in galleries and museums as well as biennials and triennials around the world. He has also curated exhibitions for major institutions including most recently, “Century City” at the Tate Modern, London, “Cinco Continentes: Third International Salon of Painting” for the City Museum of Mexico, “Fresh Cream” for Phaidon Press, and “Authentic / Ex-centric” at the 2001 Venice Biennale.

 

 

 

IKE' UDE' will be at the show’s opening Friday September 28, 2001,

and will also be available by appointment and from September 25 - 28 for press conferences.

 

Show runs:  28 September – 10 November,  2001.

Gallery Hours: Wednesday through Saturday, 3:00 – 7:00 PM.

 

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