Inaugurazione:
martedì
26 febbraio 2002 dalle
18.30 alle 21.30
In
anteprima per l’Italia, MC Magma propone la personale di BRIAN
CYRIL GRIFFITHS.
L’artista
è nato a Stratford-upon-Avon, Inghilterra, nel 1968. Vive
e lavora a Londra, dove si è diplomato nel 1996 al Goldsmiths
College.
BRIAN
CYRIL GRIFFITHS ha partecipato a significative esposizioni
internazionali quali “Life/Live” nel Musee d'Art Moderne
de la Ville de Paris, “New Contemporaries 97” al Camden
Arts Centre di Londra, al Cornerhouse di Manchester, allo
CCA di Glasgow. Con “Neurotic Realism” alla The Saatchi
Gallery e The Curve Gallery in the Barbican Centre, a Londra,
è apparso con evidenza nel mondo dell’arte. Sue installazioni
museali
sono presenti in prestigiose collezioni americane ed
inglesi, ad esempio quelle di Charles Saatchi o di Thomas
Frangenberg. Da segnalare tra le varie pubblicazioni editoriali
e speciali servizi giornalistici, New Neurotic Realism,
e Young British Art:The Saatchi decade.
BRIAN
CYRIL GRIFFITHS presenta da MC Magma un’installazione inedita,
creata esclusivamente per l’evento.
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MC
Magma No Sense PARTY
Dopo
l'inaugurazione:
dalle
22.00 alle 3.00 al TEATRO NAZIONALE
BRIAN
CYRIL GRIFFITHS presenta
"
We live a life of endless pleasure"
un
video inedito realizzato dall'artista a Londra nel 2001
con
DAVID THORPE.
Orari
di proiezione:
1°
- 22.45
2°
- 23.15
3°
- 23.45
4°
- 24.15
E'
necessario munirsi di invito
da
ritirare in galleria durante l'inaugurazione
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Istintivo
è il modo in cui i bambini capiscono le proprietà alchemiche
degli oggetti che li circondano. E’ sufficiente una costruzione
senza progetto, come una sedia rovesciata per simulare un
muro con un fossato, oppure il solo potere della suggestione,
per rendere delle tende di colore verde in un tappeto di foglie
verdi. Ed ecco che la mia stanza diventa la foresta, la tua
stanza è l’esterno del castello:“Atto I, Scena I”…
Mentre
i bambini crescono, migliorano la loro abilità tecnica nel
costruire un universo parallelo, applicando le loro energie
e la loro immaginazione su scatole di cartone o fogli di polistirolo.
La trasformazione è più Voodoo che “fai da te”.
E’
onirica, è grandiosa, ed esiste essenzialmente nella tua immaginazione.
E’ genuinamente visionaria e se tutto quello che sei in grado
di vedere è una stanza in disordine con una sedia rovesciata…
che tristezza! Un’opera teatrale, immensa ed epica,
potrebbe spiegarsi con i suoi dettagli maestosi di fronte
a te, e tu, forse, non te ne accorgeresti neppure.
La
stazione spaziale di Brian Cyril Griffiths, come quella
presentata da MC Magma, è la versione compiuta di un
universo fatto in casa da un adulto, “bambino circa 25 anni
più tardi”, artefice ormai esperto in mondi surrogati. Quadranti
fantascientifici costruiti con piatti di carta e matite appuntite,
radar hi-tech fatti con un colino e tappi da dentifricio,
alludono paradossalmente all’High Modernism degli anni
’50 e ’60: “Theory and Design in the First Machine Age”,
un mix di scienza in camice da laboratorio, B-film in
bianco e nero, la Guerra Fredda. L’epoca in cui bastava un
solo computer per riempire una stanza intera e l’hardware
governava la terra.
Le
playstation di Griffiths appaiono sempre come un lungo
lavoro dell’immaginazione: è il risultato di un processo di
raccolta e di studio di oggetti, quali utensili da cucina
o materiali da imballaggio per supermercati, dai quali ottiene
poi una trasformazione. Griffiths, di sicuro, mentre costruisce,
manifesta una componente ludica. Non si può fare a meno di
pensare alla sottile follia che deve aver caratterizzato il
suo processo costruttivo: dalla pianificazione all’incollaggio,
dalle riparazioni alle rotture occasionali. Eppure, per me,
lo humour che c’è nei pannelli di controllo di Griffiths,
è sempre velato da un sottile disappunto. Nulla vale lo sforzo
che ha segnato la costruzione, la macchina in realtà non funziona.
Non è una navicella spaziale operativa in grado di volare
ed essere intergalattica. Noi restiamo ancora qui, con i piedi
a terra. Nonostante il richiamo al gioco, uno strano pathos
attraversa l’opera, quando il magico si combina con ciò che
Griffiths definisce “l’assillante richiamo del realismo”.
Griffiths
crea anche altri mondi paralleli, come i grandi gruppi scultorei
figurativi, realizzati anch’essi con materiali di uso quotidiano.
Insieme alle stazioni spaziali, anche questi lavori dimostrano
che l’artista pensi “giganteggiando” circa ”l’eroico ed
il monumentale”, seppur nel proprio particolare modo sgangherato.
Si tratta sempre di lavori sorprendentemente imponenti e dotati
della maestosità e della presenza propria delle statue classiche,
descritti dall’artista come una: “combinazione ad-hoc di riferimenti
estetici… il balletto russo degli anni ’20, gli eroi dei fumetti,
la mitologia greca, Don
Chisciotte della Mancia, Giorgio De Chirico,
Charlie and the Chocolate Factory, (libro di Roald
Dahl trasposto anche in versione cinematografica), Adorno”.
Era proprio questo il caso di The Earnest Harbinger,
2001, presentato all’ICA, a Londra, quando Griffiths fu candidato
al premio Becks Futures (nuovo artista britannico),
o in quel gruppo così stupefacente di figure erranti alla
Vilma Gold Gallery di Londra (When Few Were Charmed,
2001).
Miseri
frammenti, pezzi di vecchi tappeti, nastro adesivo robusto
(duct tape), polistirolo, cartone, sono assemblati
con destrezza, ma la familiarità dei materiali agisce come
un richiamo che ci distoglie dall’abilità scultorea vecchio
stile, così da ingannarci sulla loro creazione. Allo stesso
modo, le prodezze dell’immaginazione necessarie per trasformare
così abilmente i materiali nelle stazioni spaziali, le persuasive
composizioni dei pannelli di controllo, il modo in cui le
scatole riempiono e trasformano uno spazio, dimostrano come
Griffiths sia uno scultore assai abile, persino classico,
sepolto come tutti noi sotto un cumulo di oggetti di scarto
contemporanei.
Gilda
Williams
Gilda
Williams collabora attivamente come curatrice d’Arte Contemporanea
per la Phaidon Press Edizioni di Londra, sin dal 1994. Tra
le monografie che ha curato sono da segnalare quelle su Louise
Bourgeois, Mike Kelley, Roni Horn, Franz West e molti altri.
Precedentemente consulente dell’editore per Flash Art International,
Williams è critica cinematografica, d’arte, e di fotografia,
collaborando regolarmente a periodici quali Art Monthly, Parkett
e Sight and Sound. Esposizioni da lei curate 'Strange Days'
(1997), un’indagine sulla fotografia contemporanea britannica,
'London Orphan Asylum' (2000, in collaborazione con
Clare Manchester) sulla nuova scena artistica londinese.
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Brian
Cyril Griffiths
sarà presente all’inaugurazione
martedì 26 febbraio 2002, oltre che su appuntamento
dal 18 al 25 febbraio per incontri con la stampa.
Durata
dell'evento,
dal 26 febbraio al 13 aprile 2002.
Orari
di galleria dal mercoledì al sabato,
dalle ore 15.00 alle 19.00
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Opening:
tuesday February
26, 2002
from
6.30 PM to 9.30 PM
An
Italian premiere, MC Magma presents
a solo exhibition of works by BRIAN CYRIL GRIFFITHS.
The
artist was born in Stratford-upon-Avon, England, in 1968.
He lives and works in London. Brian Cyril Griffiths graduated
from Goldsmiths College, London in 1996 and showed work in
Life/Live in musee d'art Moderne de la ville de Paris,
New Contemporaries 97 at Camden Arts Centre, the Cornerhouse
Manchester and the CCA Glasgow. Griffiths has exhibited frequently
across Europe and America, including Neurotic Realism (Part
1) at The Saatchi Gallery and The Curve Gallery in the
Barbican Centre, London. His work is, amongst other private
collections in Britain and America, part of the Charles Saatchi
and Thomas Frangenberg collections and is featured in the
publications New Neurotic Realism and Young British
Art: The Saatchi decade.
BRIAN
CYRIL GRIFFITHS
presents the first show installation created for MC Magma.
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MC
Magma No Sense PARTY
Post
Opening:
from
10.00 PM to 3.00 AM - at the NATIONAL
THEATRE
BRIAN
CYRIL GRIFFITHS presents
"
We live a life of endless pleasure"
a
unpublished video created in collaboration with artist DAVID
THORPE in London, 2001.
Projection
Hours:
1°
- 10.45 PM
2°
- 11.15
3°
- 11.45
4°
- 12.15
entrance
with ticket only
tickets
available at opening at MC Magma Gallery
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Children
instinctively understand the inherent alchemical properties
of the objects around them. A bit of non-structural building
work (overturned chair equals wall and moat) or even just
the power of suggestion (green curtains equal acres of foliage)
and presto! My room is the forest, your room is Castle Exterior,
Act I, Scene I.
Even
as older children improve on their technical ability to construct
a parallel universe, applying their energies and imagination
to cardboard boxes or sheets of polystyrene, the transformation
is more voodoo than DIY.
It’s
dreamy, it’s grand, it exists mostly in your head. It’s genuinely
visionary, and if all you can see is an untidy room with a
knocked-down chair, well that’s just sad.
A
vast, epic-making drama could unfold in lush detail before
you, and you wouldn’t even notice.
Brian
Cyril Griffiths’
space stations, like that presented here at MC Magma,
are like fully matured versions of such a homemade universe,
made by an adult some 25 years later, a by-now expert maker
of such surrogate worlds. The sci-fi dials made of paper plates
and sharpened pencils, toothpaste top-nobs and hi-tech collandar
radars allude to 1950s-60s High Modernism, Theory and Design
in the First Machine Age, a mix of lab-coat science, black
and white B-films, the Cold War. The days when a single computer
filled a whole room and hardware ruled the earth.
Griffiths’
playstations always seems the result of a long labour of the
imagination: the process of collecting and studying kitchen
utensils or supermarket packaging and then extracting a transformation
out of them. Surely he must have a good time making them.
You can’t help but think of the sheer silliness, the planning,
the gluing, the tinkering – the occasional failure -- that
must go into their construction. And yet for me, the humour
of Griffiths’ consoles was always tainted by the covert disappointment
that, with all the effort that went into their making, the
machine didn’t actually work. It was not a functioning, airborne,
intergalactic spaceship and here we are, still grounded on
earth. With all its playfulness, there is a strange pathos
running through the work, where the magical is combined with
what Griffiths calls ’the nagging pull of realism’.
Griffiths
also creates other parallel worlds, like his large figurative
sculpture groups also made from everyday materials. Like the
space stations, these works show the artist thinking big again
about ‘the heroic and monument’, but in his own dilapidated
sort of way. These are unexpectedly grand works with the majesty
and presence of classical statuary, described by the artist
as ‘an ad-hoc cobbling of aesthetic references … 1920s Russian
ballet, comic book heroes. Don Quixote, Greek mythology, Giorgio
de Chirico, Charlie and the Chocolate Factory and Adorno’..
Such was the case with The Earnest Harbinger, 2001,
presented at London’s ICA when Griffiths was a nominee for
the Becks Futures (new British artist) award, or in his especially
beautiful group of wandering figures at the Vilma Gold Gallery
in London (When Few Were Charmed, 2001).
Bits
of scrap -- old carpet, duct tape, polystyrene, cardboard
– are lovingly
put together, but the familiarity of the materials act as
a decoy to distract from the old-fashioned sculptural skill
that lies behind their making. In the same way, with the space
stations the feats of imagination needed to transform his
materials so well; the convincing compositions of the control
panels; the way in which the boxes fill and transform a room,
betray Griffiths as a very skillful, even classical sculptor,
buried like the rest of us beneath heaps of contemporary-day
junk.
Gilda
Williams
Gilda
Williams is Commissioning Editor for Contemporary Art at Phaidon
Press, London, where she has been since 1994. Monographs she
has commissioned include such artists as Louise Bourgeois,
Mike Kelley, Roni Horn, Franz West and many others. Formerly
Managing Editor of Flash Art International, Williams is an
art, photography and film critic who contributes regularly
to periodicals including Art Monthly, Parkett and Sight and
Sound. Exhibitions curated include 'Strange Days' (1997),
a survey of British contemporary photography, and 'London
Orphan Asylum' 2000,( with Clare Manchester) on the new London
art scene.
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Brian
Cyril Griffiths
will be at the show’s opening
tuesday February 26, 2002,
and
will also be available by appointment and from
February 18 - 25 for press conferences.
Show
runs:
26
February – 13 April, 2002.
Gallery
Hours:
Wednesday through Saturday, 3:00 – 7:00 PM.
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