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COMUNICATO STAMPA   

PRESS RELEASE

 

            

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Inaugurazione:    

venerdì 30 novembre 2001  dalle ore 18.30

In anteprima europea, MC Magma propone la personale del pittore Tim Doud.           

Nato a New Bedford, Massachusetts, il 30 aprile 1971, vive e lavora a Brooklyn, NY.

Tim Doud presenta da MC Magma un inedito ciclo di pitture.

 

Conversazione tra Tim Doud e Manlio Caropreso  

M.C. Chi sono i tuoi soggetti e qual è il tuo rapporto con essi? 

TIM DOUD. Io dipingo le persone intorno a me, nell’arco di un lungo periodo di tempo; uno dei miei modelli posa per me da molti anni. Negli ultimi cinque anni ho conosciuto molti artisti: attori, artisti del mondo dello spettacolo, e adesso sono loro quelli che io dipingo. Cerco sempre artisti che posino per me e loro arrivano da me attraverso gli amici.             

M.C. Questi ritratti non appaiono obiettivi, fotografici; il soggetto è rivolto verso chi lo guarda tanto quanto chi guarda è rivolto verso di lui. Qual è la psicologia del modello? 

TIM DOUD. Rispetto alla psicologia del modello, non so dire altro se non che spero che ce ne sia una. Non anticipo quali possano essere i sentimenti di chi guarda rispetto alle persone ritratte nei dipinti. Io strutturo i dipinti e quindi spero che sia chiaro che il soggetto è la persona, questo è il motivo per cui le stanze sono vuote e perchè così tanti dipinti sono impostati in maniera diretta. Io chiedo ai modelli di partecipare alla costruzione dei quadri. Sono molto consapevoli di ciò che stanno facendo ed io voglio proprio questo. Si introducono nel quadro. Amy, la modella di "Blond Wig", è un’attrice, ha recitato la parte di Trudy, la cameriera nel film "Titanic". Quando la disegnavo, ogni volta si presentava indossando costumi radicalmente diversi, non si presentava mai come Amy. Avevo venti disegni di lei e ancora non sapevo come avrei potuto farle un dipinto. Quando è entrata nello studio con una parrucca, ho capito che avevo il mio dipinto. Come attrice, la sua capacità di modificare il suo aspetto, così teatrale e contemporaneamente immediata, era fondamentale per quello che lei è come persona.

M.C. La tua relazione cambia da persona a persona ed i tuoi modelli partecipano realmente, in una maniera che sembra sia personale sia teatrale.

TIM DOUD. Io penso che la struttura formale e compositiva dei dipinti li renda tutti un po’ teatrali, quasi come la creazione di un palcoscenico per i modelli, apparentemente liberi da qualsiasi caos della vita. I dipinti vogliono essere diversi a seconda della persona. Angie, per esempio, in tutti i dipinti piccoli rappresenta un contrasto interessante rispetto ad Amy (in "Blond wig"). Angie non sta inventando una persona, nei dipinti lei è se stessa, un’artista del make-up. Con ogni nuova posa lei apre il proprio guardaroba e tira fuori qualsiasi cosa che si abbini al rossetto che ha deciso di indossare per il dipinto successivo. In "Black Dress", Viki, la donna di quel quadro, ha posato per un disegno preliminare. Mi sono sentito sicuro di quella sua rappresentazione iniziale. Adoravo il modo in cui la sua posa sicura contrastava con la sedia in cui era seduta. Siccome il suo corpo copriva le gambe della sedia, la sedia sembrava fluttuare nel quadro.              

M.C. In quale altro modo i modelli partecipano alla realizzazione?

TIM DOUD. Diversi aspetti della costruzione dell’opera hanno svolto un grosso ruolo nella realizzazione dei miei dipinti. I miei primi “quadri di osservazione” erano autoritratti della mia nuca. Senza un viso, dovevo  riflettere di più sulla creazione di quadri che fossero formalmente interessanti ed ero obbligato ad eseguire un tipo molto diverso di autoritratto. Pensavo contemporaneamente alla costruzione di un quadro e a quella di un’identità. La realizzazione di quei quadri mi faceva riflettere sul come e su cosa fosse necessario fare, per creare la rappresentazione di un’altra persona, quindi volevo davvero l’input dei miei modelli. John, il soggetto di "Haulin' Ass", ha organizzato quel quadro, ha scelto la maglietta per il dipinto. Nei quadri recenti di figure intere, gli uomini usano pose contratte, scelte da riferimenti storici, artistici e popolari. Mi piace l’idea che le persone scelgano le pose da cui sono attratte. È un altro modo perché i modelli esplorino le proprie idee sulla maniera in cui vengono rappresentati.

M.C. Perché un dipinto invece di una fotografia?

TIM DOUD. Un dipinto mostra una diversa tipologia temporale, non si tratta del momento, come viene illustrato dalla maggior parte delle fotografie. Grazie alla mia maniera di dipingere, le persone si muovono continuamente, quindi i dipinti o i disegni diventano un riferimento statico di quel tipo di situazione. I quadri ricavati dalle fotografie sarebbero come dipingere una natura morta, molto piatta. Inoltre, dipingere dalle fotografie rappresenta un altro passo che si allontana dal soggetto. Mi piace la compagnia dei miei modelli e mi piace l’imprevedibilità e la spontaneità che derivano dal fatto di lavorare con la vita.                                                   

M.C. Cosa dici del tuo interesse per la tradizione della ritrattistica e del modo in cui rispetto a questa tradizione rendi contemporaneo il tuo lavoro?        

TIM DOUD. Una parte della tradizione della ritrattistica che mi interessa moltissimo è l’idea del ritratto come documentazione di un'epoca. Si può davvero ricavare un’idea chiara di quello che accadeva in un periodo particolare osservando i ritratti che si facevano a quel tempo. Mi interessa realizzare dipinti che prendono in considerazione l'essenza della forma, che è un concetto molto contemporaneo.                            

M.C. Cos’è il ritratto in pittura nel 2001?      

TIM DOUD. È difficile per me rispondere perché il dipinto figurativo può essere tante cose. La figurazione che mi provoca e mi stimola è lavorare con una sensibilità contemporanea ed una consapevolezza di sfidare la storia del genere stesso.   

M.C. Questi sono dipinti realistici? Qual è il tuo rapporto con il realismo?            

TIM DOUD. Non mi piace che i miei quadri vengano definiti realistici. Il mio obiettivo non è di rendere qualcosa come se fosse reale. Se è per questo, mi sento sempre più attratto dalla finzione. Questo è il motivo per il quale sono così interessato a dipingere persone che lavorano nelle arti della performance. Incoraggio i modelli a partecipare alla configurazione della propria posa. Prima ho detto che ho chiesto ad un gruppo di uomini di usare delle pose contratte nei loro quadri. Anche se queste persone poi non hanno creato le proprie pose, le scelte che hanno fatto sono state estremamente rivelatrici: sexy, buffe, strane, glamorous, pensose. Sono attratto dai vestiti da sposa per alcune delle stesse ragioni.

M.C. I dipinti sembrano essere costruiti dall’interno. Mi domando quale sia il tuo approccio.

TIM DOUD. Prima di realizzare i dipinti, eseguo molti disegni di persone, generalmente sono colori ad olio su carta preparata. Eseguo i disegni per provare i modelli e le pose. Quando inizio un dipinto, non faccio lo schizzo a matita o cose del genere, dipingo direttamente sulla tela e sposto la pittura, aggiungendo e togliendo. Non ho un particolare metodo o un posto da cui comincio. I miei modelli si muovono molto...

Tim Doud sarà presente all’inaugurazione venerdì  30 novembre 2001, oltre che su appuntamento, l'artista sarà disponibile dal 27 al 30 novembre per incontri con la stampa.

Durata dell'evento, dal 30 novembre al 2 febbraio 2001.

Orari di galleria dal mercoledì al sabato, dalle ore 15.00 alle 19.00

 

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Opening:
Friday November 30, 2001 from 6:30PM
An European premiere, MC Magma presents a solo exhibition of works by Tim Doud.

Born in New Bedford, Massachusetts, April 30, 1971, lives and works in New York.

A series of paintings by Tim Doud will be on view at MC Magma.

 

Conversation with Tim Doud and Manlio Caropreso

M.C. Who are your subjects and what is your relationship to them?

TIM DOUD. I paint the people around me, and I paint them over a long period of time one of my sitters has been sitting for me for many years. Over the last five years I have gotten to know a lot of performers: actors, performance artists, and that is who I am painting now. I have been seeking out performers to sit for me, and they come to me through friends.

M.C. These portraits do not seem objective, the subject is looking out at the viewer as much as the viewer is looking in at the subject. What is the psychology of the sitter?

TIM DOUD. I don't know what to say about the psychology of the sitters other than I hope that there is one. I don't anticipate how the viewer might feel about the people in the paintings. I structure the paintings so hopefully it is clear that the person is the subject, that is why the rooms are empty and why so many of the paintings are straightforwardly posed. I ask the sitters to participate in the construction of the paintings. They are very conscious of what they are doing, and I want that. They bring themselves to the work. Amy, the sitter for "Blond Wig", is an actress, she played Trudy, the maid, in the movie "Titanic". When I was drawing her, she would show up in radically different costumes each time, she never showed up as Amy. I had twenty drawings of her and still didn't know how I was going to make a painting of her. When she walked into the studio with a wig on I knew I had my painting. As an actress, her ability to alter her exterior so dramatically and comfortably was fundamental to who she is as a person.

M.C. Your relationship changes from person to person and your models do participate in a way that seems both personal and theatrical.

TIM DOUD. I think the formal/compositional structure of the paintings makes them all a bit theatrical, like making a stage for the sitters free of any of the clutter of life. The paintings are meant to change from person to person. Angie, for instance, in all the small paintings is interesting to contrast with Amy (in "Blond wig"). Angie isn't putting on a persona, in the paintings she is who she is, a make-up artist. With each new pose she opens her closet and pulls out whatever goes with the lipstick she has decide to wear for the next painting. In "Black Dress", Viki, the woman in that painting, sat for one preliminary drawing. I felt sure about that initial representation of her. I loved how her solid pose was at odds with the chair she was sitting in. Since her body covered the chair's legs, the chair seemed to be floating in the painting.

M.C. How else do the models participate in the process?

TIM DOUD. Different aspects of constructing work have played a big part in putting my paintings together. My earliest “observational paintings” were self portraits of the back of my head. Without a face, I had to think more about creating paintings that were formally interesting, and I was forced to make a very different kind of self portrait. I was simultaneously thinking about the construction of a painting and the construction of identity. Making those paintings made me think about how and what is needed to create a representation of another person, so I really wanted my sitters' input. John, the person in "Haulin' Ass" organized that painting, he chose the t-shirt for the painting. In recent full-body paintings, the men are using contrived poses chosen from art, historical and popular references. I like the idea of people choosing poses they are attracted to. This is another way for the models to explore their own ideas about how they are being represented.

M.C. Why painting rather than photography?

TIM DOUD. Painting shows a different kind of time, not about the moment, like most photography shows. Because of the way I paint, people are continuously moving, so the paintings or drawings become a static reference to that kind of situation. Painting from photographs would be like painting a very flat still-life. Also, painting from photography is one more step away from the subject. I like the company of my models, and I like the unpredictability and spontaneity that comes from working from life.

M.C. Speak about your interest in the tradition of portraiture and how in the face of this tradition you make your work contemporary.

TIM DOUD. A part of the tradition of portraiture that interests me a great deal is the idea of the portrait as historical documentation. You really can get a clear idea of what was going on at a particular time by looking at the portraits that were being made. I'm interested in making paintings with a consideration the form's essence, which is a very contemporary concern.  

M.C. What is portraitist painting in 2001?

TIM DOUD. This is hard for me to answer because figurative painting can be so many things. The figurative painting that provokes and interests me is work with a contemporary sensibility and an awareness of challenging the history of the genre.

M.C. Are these realist paintings? What is your relationship to realism?

TIM DOUD. I don't like it when my paintings are called realist. It is not my goal to make something look real. If anything, I am more and more drawn to artifice. That is why I am so interested in painting people in the performing arts. I have been encouraging models to participate in the configuration of their poses. I mentioned earlier that I asked a group of men to use contrived poses for their paintings. Even though these people didn't create their poses, the choices that they made were extremely revealing: sexy, funny, strange, glamorous, thoughtful. I'm drawn to Wedding Dresses for some of the same reasons.

M.C. The paintings appear to be constructed from within. It makes me wonder about your approach.

TIM DOUD. I do a lot of drawings of people before I do the paintings, they are generally oil paint on primed paper. I do drawings to try out models and to try out poses. When I start a painting I don't sketch it out first in pencil or anything like that, I paint directly onto the canvas and move the paint around, adding and taking away. I don't have a very particular method or place that I start. My models move around a lot...

Tim Doud will be at the show’s opening Friday November 30, 2001, and will also be available by appointment and from September 27 - 30  for press conferences.        

Show runs: 30 November, 2001 – 2 February, 2002.         

Gallery Hours: Wednesday through Saturday, 3–7PM.

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